Itinerario a Venezia sulle tracce di Ernest Hemingway
“Come si può vivere a New York quando ci sono Venezia e Parigi?”
Una citazione del genere può solo presagire un’intensa storia d’amore, nello specifico quella tra Venezia ed il celebre scrittore statunitense Ernest Hemingway. Una relazione fatta di passeggiate tra le calli e le salizade, di piccole fughe tra i canneti e di quel sano stupore che solo la Laguna sapeva, e sa tuttora, generare negli occhi e nei cuori dei suoi avventori.
Hemingway arriva a Venezia nel 1948, in compagnia della quarta moglie, Mary Welsh, dopo essere sbarcato al porto di Genova. Il viaggio inizia un po’ per caso: la nave su cui viaggiano, originariamente diretta a Cannes, sosta in Liguria a causa di un guasto tecnico. Hemingway si ritrova quindi in suolo italiano a trent’anni di distanza dall’ultima permanenza e decide di sfruttare l’occasione per ritrovare l’ispirazione che gli manca da tempo e che gli consentirà, dopo dieci anni di pausa, di pubblicare finalmente un nuovo romanzo. Tra le varie tappe torna in Veneto, nei luoghi che aveva già conosciuto durante la Prima Guerra Mondiale, per poi concludere l’itinerario proprio a Venezia, dove sosterà più a lungo.
Nell’articolo di oggi vogliamo riportarvi proprio a quel periodo, percorrendo un piccolo itinerario che toccherà i luoghi-chiave che hanno segnato la permanenza di Hemingway a Venezia.
Hotel Gritti
Il primo posto in cui Hemingway si stabilisce è l’Hotel Gritti. Durante il suo soggiorno fa la conoscenza del conte Carlo Kechler, che a sua volta gli presenta Adriana Ivanchic, bellissima giovane contessa da cui Hemingway rimane fin da subito affascinato. Nonostante i trent’anni di differenza i due diventano inseparabili, alimentando non pochi pettegolezzi. Agli occhi dell’opinione pubblica, la fama di alcolista e donnaiolo dell’autore rende poco credibile il tentativo di Hemingway di spacciare la relazione per puramente platonica, cosa che lui stesso continuerà a sostenere anche negli anni successivi.
Il gossip viene ulteriormente alimentato dall’uscita del romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi”, in parte autobiografico, dove si narra della travolgente storia d’amore tra gli alter ego di Adriana ed Hemingway, nel libro Renata ed il colonnello Cantwell.
Proprio a questo proposito, vi segnaliamo che è prevista a breve l’uscita della trasposizione cinematografica del romanzo. Le riprese del film si sono tenute proprio in questi mesi, non solo a Venezia ma anche in altre zone del Veneto e del Friuli.
Harry’s Bar
Quando si dice “essere di casa” ci si riferisce ad un’abitudine probabilmente molto simile a quella che aveva Hemingway con l’Harry’s Bar (di cui vi abbiamo parlato nell’articolo I Caffè storici di Venezia: eleganza e tradizione), più tardi anche dichiarato patrimonio nazionale dal Ministero dei Beni Culturali.
Hemingway si rifugia in questo locale, al tavolo a lui riservato, per riversare i suoi pensieri e racconti su carta, sempre in compagnia di qualche buon bicchiere. Predilige il Martini Dry e possiamo dire che ne fu l’ideatore, lui lo chiamava il “Montgomery”. La motivazione è singolare e risale ai tempi della guerra: Montgomery era un generale con la fama di attaccare soltanto quando le sue forze erano 15 contro 1, le proporzioni di gin e vermouth dell’ormai celebre cocktail.
Torcello e la Locanda Cipriani
All’Harry’s Bar Hemingway conosce Giuseppe Cipriani, titolare del bar e dell’omonima Locanda situata sull’isola di Torcello. La Locanda Cipriani era originariamente la dimora di campagna dei proprietari, ma, durante la Seconda Guerra Mondiale, viene convertita in un ristorante elegante per accogliere in un luogo più sicuro i clienti dell’Harry’s.
“Alle dieci – ricorda Cipriani – si ritirava nel suo appartamento a scrivere, voleva in camera sei bottiglie di amarone. Gli duravano tutta la notte; la mattina le trovavamo vuote».
La Locanda Cipriani diventa per Hemingway un vero rifugio, dove alterna la scrittura e abbondanti bevute con battute di caccia di anatre tra i canneti dell’isola.
Hemingway, Veneto “d’adozione”
Ci sono molti altri luoghi a Venezia cari ad Hemingway: come non citare, ad esempio, il Mercato di Rialto e il Caffè Florian in Piazza San Marco, ma anche i casoni di Caorle, dove amava ritrovarsi con gli amici nelle sere d’estate.
Vogliamo concludere questo approfondimento citando le parole probabilmente più significative dell’autore per quanto riguarda il suo legame con il Veneto. Hemingway scriveva ad un amico:
“Sono un ragazzo del basso Piave… sono un vecchio fanatico del Veneto ed è qui che lascerò il mio cuore”