Venezia misteriosa: alla scoperta di miti e leggende
L’isola di Sant’Elena
La prima leggenda che vogliamo raccontarvi riguarda proprio l’isola su cui sorge il nostro hotel, Sant’Elena. Si narra che secoli fa giunse in laguna la nave partita da Costantinopoli, che trasportava a bordo le spoglie di Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino. A causa della bassa marea la nave si arenò nei pressi di Olivolo, dove era già presente una piccola cappella dedicata alla Santa.
I marinai, esasperati dalla situazione, pensarono di alleggerire la nave dai carichi, lasciandoli momentaneamente a terra. Depositarono a riva tutto: barili, casse e anche l’urna contenente le reliquie di Elena. La nave finalmente ripartì e fu portata in una zona di acqua più alta, dove non correva il pericolo di incagliarsi.
A quel punto il carico venne riportato a bordo ma, non appena l’urna ritrovò il suo posto, inspiegabilmente la nave si arenò per la seconda volta. I marinai interpretarono questo come chiaro segnale che la Santa non volesse allontanarsi dall’isola. Le spoglie furono così riportate a terra in quella che, da quel momento in poi, sarebbe diventata l’isola di Sant’Elena.
Il cuore di Sotoportego dei Preti
Quando passerete per il Sotoportego dei Preti, noterete un cuore in mattone rosso su una delle pareti. Secondo la leggenda da cui ha origine, per le coppie è considerato di buon auspicio toccare insieme il cuore.
La leggenda narra la storia d’amore nata tra un pescatore, Orio, e una meravigliosa sirena di nome Melusina. Orio soccorse in mare la sirena e tra i due fu subito amore, tanto che il pescatore ne chiese subito la mano. Melusina acconsentì, ma ad una condizione: prima delle nozze l’amato non avrebbe mai dovuto farle visita il sabato.
Orio però cedette alla curiosità e il terzo sabato andò a cercare la futura sposa. Al consueto luogo di incontro, Orio non trovò Melusina, bensì uno spaventoso serpente di mare. Ma il mostro era proprio la sirena, colpita regolarmente da un maleficio che si sarebbe infranto solo con il matrimonio.
Orio, profondamente innamorato, volle sposare Melusina nonostante l’inquietante segreto. Avvenute le nozze, la sirena si trasformò in una donna, ma dopo tre figli e molta gioia, Melusina morì. Orio proseguì con la sua vita e ogni giorno, rientrato dal lavoro, trovava la casa inspiegabilmente in ordine. Un giorno rientrò in anticipo, per scoprire chi lo stesse aiutando: in casa trovò un serpente. Vedendo messe in pericolo le vite dei figli, uccise l’animale. I giorni seguenti, tornando dal lavoro e trovando sempre la casa in disordine, si rese conto di aver ucciso proprio Melusina.
Il cuore in Sotoportego dei Preti sorge su quella che si dice fosse la casa della coppia.
Il fantasma dei Giardini della Biennale
Quando vi ritroverete a passeggiare per i giardini della Biennale, incontrerete due statue: Giuseppe Garibaldi e, alle sue spalle, una guardia del corpo bronzea. Quest’ultima venne collocata qui in un secondo momento, a causa di una vicenda curiosa che ebbe luogo nel 1921.
Si narra che quell’anno, vicino alla statua di Garibaldi, apparve un fantasma in camicia rossa che era solito infastidire i passanti. Esso venne identificato con Giuseppe Zolli, fedele soldato garibaldino. I veneziani decisero così di aggiungere, alle spalle di Garibaldi, una seconda statua con le sembianze di Giuseppe Zolli. Si narra che, da quel giorno, il fantasma non ricomparve mai più.
Il bocolo di San Marco
Non solo Romeo e Giulietta: tanti sono i miti e le leggende d’amore che arricchiscono le storie delle nostre città e Venezia non è da meno. Tra le tante tradizioni, una in particolare viene tramandata di anno in anno: il 25 aprile, il giorno di San Marco, Santo Patrono di Venezia, uomini e ragazzi regalano alle proprie amate, mamme e figlie un bocciolo (bocolo) di rosa.
La leggenda da cui ebbe origine questa usanza ha come protagonista una coppia di giovani: Maria, figlia del Doge Orso I Partecipazio, e Tancredi. A causa delle umili origini del ragazzo, e nonostante fossero innamoratissimi, il Doge non approvava l’unione tra i due. Maria spinse così Tancredi a combattere contro i Turchi, per migliorare la propria posizione agli occhi del Doge e far sì che, grazie al valore dimostrato in battaglia, riconsiderasse il legame tra i due.
Tancredi si distinse per le sue imprese, ma disgraziatamente venne ferito a morte e cadde in un roseto. La leggenda narra che, prima di esalare l’ultimo respiro, Tancredi affidò ad un amico, Orlando, un bocciolo di rosa intriso del suo sangue, da riportare a Maria. La storia ebbe però un epilogo ancora più tragico: il 25 aprile, il giorno successivo all’incontro tra Maria ed Orlando, la giovane fu trovata morta nel suo letto con il bocciolo sul petto.